Ciclismo eroico, spiritualita' e... gara 6 delle finals '98



Lanzhou, China (Gansu)
Lasciatomi alle spalle il deserto di Dunhuang, dopo una terrificante e lunga (14 ore) nottata di treno in mezzo a milioni di cinesi festanti, arrivo a Xiahe' (si legge Sciaha, o Shiahi, o Shiahe, non sono riuscito a svelare il mistero), "piu' Tibet del Tibet" come dice qualcuno. In effetti la comunita' tibetana qui al confine col Quingai e il Sichuan e' numerosissima e sembra di essere in un paese diverso dalla Cina in cui sono stato finora. Alloggio alla Tara Guesthouse per poco piu' di 1 euro a notte e mi muovo insieme a Sven, fiammingo che piu' fiammingo non si puo'. Cosa hanno in comune un bergamasco e un fiammingo? Che domande, la passione comune per le due ruote a pedali. Pensiamo immediatamente di noleggiare delle biciclette per il giorno successivo. La prima giornata a Xiahe' la spendiamo visitando il famoso monastero di Labrang, uno dei 6 monasteri piu' importanti del buddismo. Di visitatori ce ne sono pochi, in compenso i pellegrini che vengono da tutte le parti del Tibet e delle regioni limitrofe sono moltissimi. Percorrono il Kota (sentiero di preghiera) girando le "ruote" su cui sono iscritti i mantra che moltiplicano le preghiere 100 volte, si stendono faccia al pavimento nei templi e portano burro di yak per alimentare le candele, che creano un profumo di burro costante in tutta l'area del monastero.
Il sito e' affascinante, non c'e' che dire, con i templi, le pagode, le statue e tutto il resto. Tutto colorato, i tibetani ricordano molto sia nell'aspetto che nell'abbigliamento i campesinos peruviani o boliviani. Il menu' tibetano e' dominato dallo Yak. Carne di Yak, tagliolini con carne di Yak, yoghurt di Yak, the salato al burro di Yak. Qualche caffe' propone persino Yak-pizza e Yak-burger. Senza addentrarci in queste ultime due diavolerie occidentaltibetane io e Sven decidiamo una sera di provare un altro cibo tipico dei monaci, la "tsampa": una specie di pappa di farina d'orzo e... burro di Yak. Non mi capita molte volte di provare cibi che non mi piacciono, ma... questo posso dirlo: fa davvero cagare. Immangiabile. Ce ne facciamo andare giu' un paio di involtini su cinque, ma e' davvero troppo e quando l'urto del vomito comincia a farsi sentire, gettiamo la spugna e ordiniamo della buona carne di Yak arrosto. La mattina, dopo la consueta tazzona di yoghurt (spettacolare) noleggiamo le migliori biciclette disponibili sulla piazza: due grazielle scassate dall'aria malandata con cui affrontare i 35 km in leggera discesa fino al Trakkar Gompa, un monastero piu' piccolo situato a sud di Xiahe'. Nonostante la pendenza sia favorevole i mezzi sono davvero messi male, ad occhio e croce l'efficacia della pedalata e' del 60-70% e impieghiamo 2 ore e mezza per arrivare al monastero. La vallata e' splendida e la strada (almeno quella) in ottime condizioni. I colori dell'autunno, come ce li hanno insegnati all'asilo quando facevamo i disegni, ci sono tutti: giallo, rosso, arancione, una meraviglia per gli occhi. Non facciamo in tempo a distenderci sull'erba per il pic-nic che subito dei giovani monaci ci invitano per il the nella loro abitazione. All'interno di un bel cortile ci preparano e servono del buon the verde e con l'aiuto di un frasario tibetano-inglese facciamo un po' di conversazione e quattro risate. Ad un certo punto compaiono due scodelle; e un gigantesco panetto di burro di yak. Un monaco ne taglia due grosse fette e le mette una in ciascuna tazza, poi riempie le tazze con acqua bollente finche' il burro non si scioglie. Inizio ad avere un brutto presentimento, ma non dico nulla a Sven che beato continua a scherzare con un altro monaco. Ecco che i miei sospetti si tramutano in realta' quando una scatola di farina d'orzo appare sul tavolo. Lo sguardo di Sven rapidamente si trasforma e lascia trasparire un velo di terrore. Stanno preparando per noi la "tsampa"! Cosa fare? Lo spirito di fratellanza che ci lega ormai ai tibetani ci impone di almeno assaggiarla e... non dico fosse "gustosa" per carita', ma quantomeno era mangiabile! Forse quella del ristorante era con troppa farina, sta di fatto che ne mangiamo a sazieta' per la gioia dei nostri panzuti e rasati amici. Ad un certo punto un altro monaco mette un Dvd nel lettore (si, hanno lettore dvd e televisione i monaci) e... senza che io facessi alcun riferimento al basket, parte una replica di gara 6 delle finals NBA del 1998 tra Chicago e Utah, quella dell'ultima partita dii Jordan in maglia Bulls, quando His Airness segno' quell'ultimo tiro decisivo dopo aver messo a sedere Byron Russel e dopo aver scolpito nella pietra che lui e' e sara' inarrivabile, The Greatest. Ok, parentesi cestistica a parte, io e Sven dobbiamo salutare i Lama perche' ci aspettano di nuovo 35km per tornare a Xiahe', questa volta in leggera salita (3-4%). L'impresa e' di altri tempi perche' le grazielle, come se fossero programmate apposta per quello, iniziano in contemporanea ad avere problemi con i pedali che si svitano e l'asse delle ruote che si sposta pericolosamente. Il ritorno e' una via crucis di 4 ore e mezza ma alle 18, stremati, raggiungiamo la nostra guesthouse. Doccia, cena a base di Yak (come ragu' sui tagliolini, per me) e yoghurt e a nanna presto. Stamattina sveglia e bus fino alla megalopoli Lanzhou (3 milioni e mezzo) lasciata appena 3 giorni fa e riconoscibile a distanza dal cielo grigino e malaticcio che la sovrasta. Stasera Night Train (stavolta con cuccetta, evvai che forse riesco a dormire!) fino alla capitale antica della Cina, Xi'an (pronuncia: Sci-en). Sono lanciatissimo!
Kale phe!

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