Sapa, il sogno



Ancora una volta devo aggiornare le mie personali classifiche: Hanoi e' la citta' piu' incasinata che abbia mai visto. Per un paio di giorni trovo una camera economica nel vecchio quartiere del centro. Attraversare la strada e' un' impresa ardua, milioni di motorini che sbucano da ogni dove, biciclette, macchine e pedoni che cercxano disordinatamente di trovare la loro via d'uscita dal labirinto di bancarelle improvisate su marciapiede e strada compresi. Saigon in confronto e' una tranquilla cittadina di provincia. Il freddo inizia a farsi sentire e a far compagnia alle ciabatte in fondo allo zaino ci finiscono anche i pantaloncini, mentre mi tocca estrarre (un po' impolverata, dopo due mesi e mezzo) la giacca a vento. Tempo di organizzare il trasferimento verso il Laos ed eccomi di nuovo in viaggio verso Dien Bien Phu.
La notte pero' e' irrequieta. Un sogno, talmente verosimile da sembrare realta': un vecchio treno, con interni in legno e macchinista baffuto, parte da Hanoi e fischiando e sbuffando inizia a salire, sempre piu' in alto, fino alle nuvole. Ferma in un paese sospeso, fluttuante nel cielo: Sapa. Faccio fatica a capire dove sono, dalla nebbia spuntano tanti minuscoli folletti vestiti con abiti dai colori sgargianti: ce ne sono con vestiti scuri e cappelli rossi (Dzao), con tuniche blu e viola (Tay) o a drappi multicolore (H'mong). Mi ritrovo a seguire uno di questi ultimi, una giovane di nome Su, attraverso la nebbia, su sentieri che costeggiano montagne dalle forme piu'  improbabili, sentieri che ben presto si trasformano in fiumi di fango. Io arranco, con la palude che mi arriva fino alle ginocchia ma lei si gira e sorride del mio essere cosi' impacciato, e continua la sua marcia fino al suo villaggio. Qui una vecchia H'mong mi da ospitalita' e intorno al fuoco mangiamo riso e patate dolci. Sotto due strati di calde coperte mi addormento, mentre fuori inperversa un vento gelio, e mi risveglio a Dien Bien Phu.
Sapa e' ormai lontana, ma viva nei miei ricordi (e nella memoria della macchina fotografica, per fortuna!).

Xin chao!

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