Uont bananaaaa, paineppoooooool, cold drink, uan dollaaaaaaaaaaaar....



E' la colonna sonora dei giorni a Siem Reap, o meglio, nella zona archeologica di Angkor. Non puoi scamparla. L' assedio e' sempre lo stesso. Mi muovo in bicicletta e appena arrivo nelle vicinanze di un tempio parte la tiritera: painepppoooool, bananaaaaaaaaaaa, postaaaaaaard, cold drink, uan dollaaaaaaaaaaaar... allucinante. Fortunatamente anche qui sembra si aspettassero piu' turisti di quelli che effettivamente ci sono e dato che l' offerta supera di molto la domanda, contratto e ottengo sempre la meta' o meno, spesso con banane o bottiglie d'acqua in omaggio, sotto lo sguardo disgustato dei mezz'eta' francesi che mi vedono come un pezzente mentre loro alimentano strapagando per tutto l'overpricing per i turisti (per non parlare dell'accattonaggio). Dopo la prima visita al principale tempio, Angkor Wat, mi ero dipinto lo scenario "Bagan": dopo un giorno gia' stanco di templi. Invece il Bayon e gli altri templi nella giungla, specialmente quelli in rovina, mi hanno esaltato e fatto tornare bambino: scenari da libro della giungla, ma potrebbe benissimo saltar fuori Lara Croft da un momento all' altro, magari mentre chiacchieri con Indiana Jones all'ombra del tempio maledetto. Spettacolo! Voglio ritorna' bbbambino!
Dopo aver lasciato da una settimana abbondante  il Myanmar, inizio anche a capire il significato del termine "Banana pancake trail": qui' e' tutto attrezzatissimo, tutto organizzatissimo, non devi fare niente (solo pagonare) e ti sposti in disinvoltura da un posto all' altro, tutti parlano inglese, le accomodation hanno free internet e bar con musica rock inglese e, ovviamente, tutti ti vendono caffe' e pancake. Easy. Pure troppo...

Bye bye (per ora in Cambogia non ho ancora sentito un saluto tradizionale)

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