Riflessione n.2: l'italietta



Una visita al centro espositivo dell'urbanistica di Shanghai mi da lo
spunto per un'ulteriore riflessione. Ancora una volta devo premettere
che non ho ancora vissuto New York City sulla mia pella, ma qui' ho
davvero la sensazione di essere al centro del mondo. C'e' proprio una
diversa attitudine a pensare al nuovo e a realizzarlo. L'area di
Pudong vent'anni fa era una palude. Oggi e' qualcosa di incredibile e
ogni anno cambia faccia, diventando sempre piu' l'incarnazione della
parola "futuro". Non fai in tempo a meravigliarti di quanto alto e
magnificente sia il World Financial Center building che ti trovi di
fronte al cantiere di un nuovo edificio, pronto a surclassarlo in
altezza e senso estetico, oltre che a riportare il primato in cina
dopo che le e' stato sottrato prima da Taipei e poi da Dubai. Non ho
visto l'Expo e vedendo le foto e i plastici dell'area me ne rammarico
nonostante continui a non comprenderne a fondo il senso nel 21esimo
secolo.
La domanda che mi viene spontanea vedendo tutto questo e pensando a
Milano 2015 e': ma dove vogliamo andare? La nostra italietta cosa
vuole proporre al mondo , specialmente nella caotica e vecchia
Milano,"livida e sprofondata per sua stessa mano"? Sul serio, dopo
l'accoppiata cinese Olimpiadi-Expo, la stessa cosa in versione "pizza
e mandolino" rischia di essere il piu' grande flop della storia
dell'umanita'. Qui' il progetto e' di fare delle aree verdi il 40%
dell'intera area urbana. In citta' campeggiano giganteschi poster con
pinguini e orsi polari dagli slogan "ridiamogli una casa". Solo
propaganda? Puo' darsi, ma intanto gli incentivi per i veicoli
elettrici gia' iniziano a far paura, i trasporti pubblici si stanno
ipersviluppando e sono alla portata della gente, i tetti delle case si
riempiono di pannelli solari. E noi? a 4 anni dall'Expo, quando gli
occhi del mondo saranno puntati sull'italietta siamo ancora al palo
con i lavori, in compenso abbiamo gia' cambiato 2 o 3 volte il
consiglio di amministrazione della societa' che gestisce
l'organizzazione. Ripeto: dove vogliamo andare? E non venitemi a
parlare di diritti umani o condizioni dei lavoratori perche' non
centrano niente: qui' si decide una cosa utile o innovativa e la si
fa. Decidono di trasformare una decadente area residenziale in un
moderno complesso con parchi fontane e palazzi futuristici e lo fanno.
Da noi i progetti nascono gia' morti o buchi neri come il ponte sullo
stretto e non siamo in grado di concludere un'autostrada in 20 anni.
Ma dove vogliamo andare? Parafrasando il fratello di Franz: SIAMO
RIDICOLI! In 20 anni Shanghai e' passata dal niente ad essere il
centro del mondo. Cosa e' cambiato nel frattempo a Milano? Io non dico
di dover essere grandiosi e megalomani come i cinesi, dovremmo
prendere atto che siamo un PICCOLO paese, con grande storia e cultura
e lavorare su quello, correggendo i nostri difetti strutturali,
diventando efficienti, autosufficienti, con un'economia il piu'
possibile ecosostenibile e dei piani urbanistici che lavorino
sull'estetica e l'utilita'. Invece giochiamo a fare i grandi e quello
che collezioneremo tra olimpiadi possibili ed expo saranno grandi
buchi neri con soldi che finiranno nelle tasche dei soliti noti e
(anche se non lo spero) grandi figure di merda.

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