Caraibi 2.0



La permanenza sulla costa caraibica continua. La polvere lascia spazio alla foresta vergine, le tuniche colorate degli Wayuu a quelle bianche dei Tayrona.
A Palomino trovo uno spiaggione infinito battuto dai pellicani e onde da far paura, mentre pochi km piu' a ovest entro al parco Tayrona. E qui si trovano le spiagge sognate da tempo, sabbia bianca, palme e enormi, curiose formazioni rocciose. Si dorme su amache, si mangiano cocco e mango caduti dalle piante, si prende il sole, si legge, si pensa tanto. Molti a come rintracciare del fumo, io a quello che e' stato e a quello che sara'.

Sto solo molto tempo, forse mai come qui in Sud America, ma poi penso che anche in Nuova Zelanda e Asia non e' che fossi mister socializzazione. E poi penso ad Arthur, Pablo, Gesu' e il pollo di gomma, Bea e Gio', Cynthia e Linn, Virginia. Pochi ma buoni, veri. E allora, con la chitarra del vicino di amaca mi piazzo sulla spiaggia e gli accordi fluiscono soavi, nonostante il fingerpicking incerto, do, fa, do, fa, il pugno tambureggia sulla cassa ed e' Orange Sky al tramonto, con tutti i "bros" in testa.
Mi invento una storia ridicola con tutti quelli che incontro, pensando tanto non li vedro' piu', per poi ritrovarmeli puntualmente a Cartagena qualche giorno dopo!

A Santa Marta, la Rimini Colombiana, mi fermo solo per passare dallo stadio e, anguria in mano, ridere come un cretino dopo aver trovato la statua capelluta del grande Valderrama, che a dire il vero mai neanche penso di aver visto giocare, ma mi riporta alla mente gli scherzi e le risate con gli amici e le stronzate di quando di anni ne hai 14.
E poi Barranquilla, e da li' a sud (prima vera volta da Rio Gallegos, 6 mesi fa) fino alla citta' magica di Cartagena de Indias, un set cinematografico vivente che sa di Amore al tempo del colera, film dei pirati, bordelli di basso costo e rum a fiumi tra le mura della cittadella vecchia, da cui si puo' guardare il mare e i grattacieli di quella che comunque e' la terza citta' della Colombia poco distanti.
Sperimento piatti nuovi ed esotici (tra cui crema di zucca e mango) nella cucina del posto dove alloggio, faccio il bucato la mattina, vado a correre i 7km intorno alla citta' vecchia e il lungo mare la sera, in un bagno di sudore continuo che continua anche ore dopo la doccia, e mi godo la vibrante atmosfera della plaza Trinidad, i bambini che giocano a calcio, i carretti che preparano burritos e hot dog, la salsa sempre in testa.

Conosco e faccio amicizia con Daniela, una musicista colombiana di Bogota con parenti italiani, esco quanto basta, leggo e scrivo, insomma, tutto sembra andare per il meglio quando una sera la mia borsa posata sul letto (oltre ad altre due nella mia camera) viene aperta, il portafoglio estratto e le banconote fresche di bancomat appena ritirate si volatilizzano. Il signor hijo de puta in questione e' quasi certamente un idiota mezzo musicista colombiano che vive alla giornata, alloggia nella stessa camera e non disdegna frequenti puntate al bagno per lo sniffo e al negozio per la birra che scorre a fiumi. Come se lo potra' permettere? Gia', come? E fa pure l'amicone con tutti.
Ovviamente non ci sono prove, ma la cosa mi rovina non poco l'attitudine verso questo luogo, verso questa citta', e i miei giorni qui che avrebbero potuto essere protratti indefinitamente finiscono qui.

La stessa notte, quando nella plaza gli altoparlanti si spengono e la salsa finisce di suonare, mi ritrovo col batterista belga Tom e iniziamo a suonare, tutto quello che di piu' urlato c'e' perche' devo buttare fuori un po' di frustrazione. Quando attacco con Turn dei Travis, qualche ragazzo colombiano si avvicina e al ritornello tutti si mettono ad urlare all'unisono: "If we turn, turn..." Mai e poi mai me lo sarei aspettato in questo paese dove Vallenata e Salsa e Rumba sembrano l'unica forma di rumore consentito e dominano radio, cd, suonerie dei cellulari e fischiettare per strada: stanotte in piazza e' un continuo richiedere canzoni dei Radiohead, dei Pixies, dei Travis e Snow Patrol. Una piccola anima di nord-pop-rock repressa che esce alle 4 del mattino dopo litri di tequila.

Ritrovo grazie a questo e alle risate con Tom e il lettone Richard (un personaggio incredibile che se ne esce sempre con la cosa piu' spassosa che tu possa immaginare, otlre ad infilarsi in ben 4 letti diversi la notte stessa) e con Daniela la serenita', ma Cartagena per me e' finita qui. Sull'autobus, mezzo vuoto e con il sole che tramonta ascoltando Jack Johnson, vorrei che questa sensazione non finisse mai. Nonostante tutto, sono felice.

Hasta Luego!

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