Come a Dublino...



Arrivato a Dunedin, incontro Matt e Kate e insieme a loro mi dirigo verso l'Octagon, il centro della citta'.
Ci scontriamo subito con l'amara realta': la citta' e' completamente "verde". Gli irlandesi sono ovunque, tra bandiere e magliette della loro nazionale, e il verde appunto e' il colore dominante. Sono tanti, tantissimi: le statistiche ufficiali dicono undicimila. Gli italiani? Secondo sempre le statistiche sono in tutto 200. La situazione l descrive bene la veronese Mara: "e' come esseer a Dublino... con la differenza che se fossimo a Dublino ci sarebbe qualche italiano in piu'."

L'atmosfera e' fesatiola e il pomeriggio passa veloce tra una birra e l'altra in attesa della partita. All'Otago Stadium, c'e' qualche remota maglia azzurra in un oceano verde. Ci eravamo illusi tutti, le parole del CT, quelle dei giocatori, le prove convincenti di questo mondiale. L'infortunio di Castrogiovanni durante il primo tempo ha chiuso ogni speranza: durante la ripresa siamo crollati miseramente, e "godersi" gli irlandesi che ci affondano in mezzo a migliaia di maglie verdi che esulatno e' una sensazione quantomeno strana...

Si torna a casa quindi, niente storici quarti di finale. Per me, ovviamente, la Nuova Zelanda non finisce qui' e, non c'e' neppure bisogno di dirlo, con Mike sul sedile passeggero, inizio la salita verso le montagne e le zone piu' remote del sud.


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