Lasciare Tauranga



L'ultima settimana e' andata come al solito, solo, con la consapevolezza che fosse l'ultima, tutto e' stato piu' liscio, piu' piacevole. Il ritmo dellle nottate, intervallate dalle puntate al pub per le finali Nba con la tedesca Katherine e l'americana di Dallas Anna (perfetto mix per gufare i Miami Heat quest'anno) e dalle sempre piu' malinconiche passeggiate in centro. La pioggia degli ultimi giorni mi scompagina i piani per la pulizia e il lavaggio del van.
Vengo inserito nel dream team della packhouse, 65 persone selezionate tra gli oltre 350 lavoratori per proseguire con la fase di "re-packing": no grazie. E' tempo di partire. Sono stato fermo troppo a lungo.
Se escludo la casa dove sono cresciuto e l'appartamento di Pradalunga non sono mai stato cosi' tanto tempo nello stesso luogo. 11 settimane.
Tornando dal centro, al tramonto, mi viene un po' di tristezza. Penso: mi manchera' tutto questo, la luce, il Mt. Maunganui, la spiaggia, le luci dei sobborghi affacciati sull'oceano, il primo posto dopo tanto tempo in cui mi sono sentito a casa. Poi torno in ostello: vedo facce sconosciute. non c'e' piu' Pablo, non c'e' piu' Garrit, non c'e' piu' Melissa ne Cristina o Anabel. Solo i tre inossidabili indiani mi ricordano che solo poche settimane fa qui' c'era "la famiglia". Non piu'. E' tempo di partire.
Rotorua, Taupo, Tongariro: nomi che a casa, a quasi 20.000 km di distanza mi facevano sognare.
Ora sono a portata di mano.

Haere ra, Tauranga!

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