La curva del Sunderland



Lasciandomi alle spalle Mandalay, in una mezza giornata di bus arrivo
a Monywa, pacifica cittadina sul fiume Chitwin e sulla mia strada per
Bagan. Prima cosa inaspettata e spettacolare: trovo un posto chiamato
"Cake World" che sforna torte e bomboloni, ma in particolare un rolle'
di pan di spagna e crema, con mezza banana dentro e cioccolato fuori.
Ne comprero' altri 4 prima di lasciare la citta'.
La sera, al tramonto, vado sulla riva del fiume a camminare come tutti
i birmani prima di cena (stiamo parlando delle 5.30) quando vengo
avvicinato da un ragazzo che vuole parlare inglese con me. All'inizio
e' un po' timoroso, poi si scioglie a tal punto da farmi domande (qui
sul serio pericolose) sulla politica birmana e sulle recenti elezioni.
Suo padre tiene una piccola scuola di inglese in garage e mi invita a
vederla. In un capanno di bamboo nel vicolo piu' nascosto di Monywa,
trovo il padre davanti alla lavagna e 6-7 studenti che ogni sera,
diligentemente e gratuitamente, si ritrovano qui per leggere e
imparare la lingua. Faccio 2 chiacchiere, l'inglese del maestro e'
davvero povero anche per i miei standard,ma ci si capisce. Prima di
sfrecciare a bordo di due motorini insieme al figlio e ad altri 2
studenti per un the in centro, mi chiede di tornare, la prossima
volta, e magari insegnare inglese li'. La cosa mi ha toccato
particolarmente e mi ha fatto sul serio pensare che non e' proprio
cosi' una cattiva idea...
Mangiando delle piadine con fagioli gialli insieme ai ragazzi, vengono
fuori cose interessanti. Ad esempio: come faccio io, con "soli" 25
gradi alla sera a starmene in giro tranquillamente in maglietta a
mezze maniche? E' inverno! (cio' spiega l'abbondare di pijama di
flanella sulle bancarelle al mercato) Loro hanno freddo
("sbarbellano") e dopo un'ora ci salutiamo scambiandoci gli indirizzi
e-mail.
L'indomani giornata di viaggio, in bus fino a Pakokku e poi in barca
fino a Nyang U, porta d'accesso dell'area archeologica di Bagan. Al
molo faccio la conoscenza di una famigliola francese con figli al
seguito e di una coppia di arzille crucche sui 65, al loro terzo
viaggio in Myanmar. Dopo pranzo torno al molo per imbarcarmi e delle
tedesche nessuna traccia. Il ragazzino francese si avvicina e mi fa:
"La dame s'e' fracturee' la cheville. elle retourne en Allemagne" - "
cos'eh? La sciura la s'e' rumpida la cahegia?" - "oui, oui". Rimpatrio
immediato.
A Nyang U prenoto, con l'assistenza del buon Stefano, il volo di
uscita dal paese e mi intrattengo in una sala da the. Qui dopo cena si
guardano le partite di calcio: stanchi del match di Coppa d'Asia tra
Vietnam e Malesia, a dieci minuti dalla fine con risultato in bilico,
cambiano canale sulla partita del giorno: l'anticipo di Championship
(serie B inglese, per chi non lo sapesse) tra Bolton e Sunderland. Non
so perche' ma proprio per il Sunderland tifano tutti. E discutono
animatamente, anche: "Asamoah e' forte, peccato che Bent non lo segua"
"No, non e' colpa sua, e' Cahill che ha fatto il miracolo" (compito
delle vacanze natalizie per Livion: vatti a spulciare le rose delle
due squadre, ci troverai un giocatore dei tuoi).
Manco a dirlo, entusiasmo alle stelle al gol del Sunderland, con tanto
di abbracci e berrette di lana (eh, si', fa "freddo") che volano nel
cielo della tiepida notte di Nyang U.
Mingalaba!

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