La dura realta'



Fergana, sept 14

I tre giorni a Tashkent sono passati in fretta e piu' piacevolmente di quanto si potesse pronosticare. Anche se l'albergo da 6 dollari a notte e' il posto peggiore in cui abbia mai dormito (un residuato ex sovietico sudicio con una burocrazia infernale, 30 minuti per avere una camera) e la citta' non offra molto di particolare, qualche museo e ristorante l'hanno resa non tanto male. La discesa verso la valle di Fergana e' stato un antipasto delle maestose monagne del Pamir e del Tian Shan. Prima e unica tappa prevista la cittadina di Kokhand. Primi intoppi: tutti gli alberghi economici si sono visti ritirare la licenza per ospitare stranieri e cosi' per il viaggiatore non rimane che un solo, costosissimo hotel da 50 dollari a camera, praticamente quanto una settimana al Bohadir di Samarkand. Un furto legalizzato. Ma sono ormai le 5 del pomeriggio, la stanchezza si fa sentire dopo aver viaggiato tutto il giorno con gli zainoni e poi... e' solo per una notte, domani si passa il confine. Il mattino, via! Quattro ore di bus stracarico di merci e persone fino ad Andijon, un ora di taxi fino al confine, controllo passaporti e... il militare addetto scuote la testa. Niet, niet. Confine chiuso ai turisti stranieri. Non quello in entrata, bensi' in uscita dall'Uzbekistan. Perche'? C'e' qualcosa che non va nei documenti? vorra' che gli sganci una mazzettta? Non capisco. Nessuno parla inglese. Mi fa segno di attendere un suo superiore e mi tiene sott'occhio e sotto mitra. Passano i minuti, sotto il sole cocente di mezzogiorno. Si fa l'una, provo a chiamare l'ambasciata italiana. Irraggiungibile. Si fanno le due. Cerco tra gli uzbeki in zona di capire cosa succede ma nessuno parla un altra lingua che non sia uzbeko o russo. Si fanno le tre e arrivano in direzione opposta due gruppi di australiani e di spagnoli. Comunico, finalmente. Grossi problemi in vista ad Oshe Jalal-abad: carri armati nelle strade e soldati ovunque. Niente da fare: tornare indietro a Tashkent e prendere un volo per Bishkek. Due giorni di viaggio buttati nel cesso. Mi aggrego agli spagnoli e ci fermiamo a pernottare a Fergana. Cena e rapido controllo dei voli su internet: nessuno disponibile entro la scadenza del mio visto uzbeko se non pagando 980 euro della business class di Aeroflot. Sacrosantamerdabastardaimpestatamaialaporca.
Ipotesi volo: scartata.
Non mi resta che tentare il tutto per tutto e cambiare destinazione. L'unico visto che da esperienze di altri viaggiatori sembra ottenibile in un giorno e' quello del Tajikistan, dove (guardacaso) ci sarebbe un'auto di mia conoscenza che ha giusto giusto un posto disponibile per attaversare il Pamir. Ma di giorni ne ho 3 e Tashkent e' ancora lontana. E' un corsa contro il tempo.

(musichetta di mission impossible a chiudere questa pagina di diario, sdrammatizziamo)

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