Riso e melanzane

Appena fuori Tehran si apre il deserto. Dopo 3 ore di colline rocciose e distese desolate si arriva prima a Qom, la citta' piu' religiosa (o bigotta, o integralista, fate voi) del paese e poi alla tranquilla cittadina di Kashan. Decido di stare qui per alcuni giorni per acclimatarmi e immergermi nel "vero" Iran (Tehran, come spesso capita con le capitali, non fa testo). Scelta azzeccatissima: sto in un'hotel tradizionale, una bellissima casa con cortile interno e fontane, e per pochi spiccioli ho un letto in camerata, colazione e ore ed ore al sole o all'ombra di alberi di melograno per leggere e bere il the. La citta' e' tranquilla ma con tanto da offrire, dal grande e colorato bazar alle strane moschee, al vicino giardino persiano di Fin, le maestose case storiche dei mercanti di tappeti, seta e vetro, fino ad un escursione di mezza giornata al villaggio "rosso" di Abyaneh (senza dimenticare la gente del luogo: ogni 10 minuti c'e' un potenziale invito a bere the o consumare un pasto dietro ogni angolo).

Marmellate di carote, pane e yoghurt a colazione, felafel a pranzo e a cena le melanzane in 1000 salse diverse servite con l'onnipresente montagna di riso. Il pollo con salsa di melograno merita una menzione d'onore, ma e' il Kashk-e-Bademjan (stufato di melanzana) che mi rimane maggiormente impresso. Ne mangiero' uno un giorno si e uno no, curioso di scoprire le differenti maniere in cui viene cucinato.

Faccio conoscenza con la tedesca Jasmin e lo svedese Oscar. Fresca laureata in relazioni internazionali lei, commesso al supermercato lui, saranno (ma al momento non potevo immaginarlo) i miei compagni di viaggio per oltre 2 settimane. L'ukulele di Jasmin sara' in particolare un potente strumento d'attrazione per fare nuove conoscenze. Dopo Kashan arriviamo ad Esfahan, una delle principali mete di ogni viaggio in Iran. Forse per le eccessive aspettative che avevo riposto in questa citta' non ne rimango troppo affascinato. In ogni caso, le grandissima piazza centrale (seconda al mondo dopo Tiennammen per estensione) e i maestosi palazzi e monumenti valgono il prezzo del biglietto. Appena arrivati in citta' veniamo "intercettati" da Ali, un tizio un po' svalvolato che cammina velocissimo e si offre di trovarci un hotel super-economico e di farci da guida gratuita per la citta'. Estenuante ma interessante (stargli dietro e' al limite della corsa) questo non previsto tour ha come effetto negativo quello di mostrarci praticamente tutto quello che volevamo vedere in citta' in meno di 3 ore.

La parte migliore di Esfahan e' secondo me il lungofiume, con i ponti che collegano la parte islamica della citta' con il ghetto armeno. Alla sera in particolare, prima del tramonto, i ponti diventano il luogo di passeggio e di aggregazione degli iraniani. "Hello Mister! where are you from" In Esfahan in particolare la curiosita' degli Iraniani inizia a diventare stressante e cosi' adotto una strategia che si rivelera' azzeccata: "I'm from Kazakhstan". Se dichiarandomi Italiano vengo irrimediabilmente trascinato in estenuanti conversazioni su calcio, cibo, moda e automobili, dicendo di venire dal Kazakhstan ottengo il piu' delle volte solo un "ah... ok. bye bye" quando non addirittura sguardi di compassione e dispiacere. Perfetto! Tempo di una gita fuoriporta alle rovine del tempio zoroastriano ed e' ora di muoversi ad est, verso il grande deserto.

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