Transcaucasica



"In questo momento noi tre qui seduti rappresentiamo i tre grandi popoli del Caucaso: una georgiana, un musulmano e un armeno. Nati sotto lo stesso cielo, nutriti dalla stessa terra, diversi eppure una cosa sola [...]. Europei e asiatici insieme, debitori e creditori dell'Oriente e dell'Occidente." 

Kurban Said - Ali & Nino

Nello spazio di una settimana passo i confini dei tre paesi caucasici e questo mi permette di apprezzarne al meglio le differenze e le similitudini. A Yerevan conosco la cinese Wumi che mi accompagnera' in gran parte di questo mini viaggio nel viaggio. I cavernosi monasteri Armeni cosi' semplici e senza deorazioni ma con gli sfondi naturali piu' belli che si possano immaginare, laghi, foreste, canyon e montagne irreali lasciano spazio alle decorazioni, le miniature, l'oro delle cattedrali georgiane prima e alle eleganti forme delle moschee dell'Azerbaijan. Il cibo di ispirazione persiana prima, il ritorno ai khachapuri e khinkali georgiani poi e i migliaia di dolci dell'Azerbaijan infine. Dalle marshrutkas Armene e Gerogiane al treno ex-sovietico della ferrovia transcaucasica, che va da Batumi a Baku e da Tbilisi a Yerevan.

Inizio a leggere e divoro letteralmente "Ali & Nino", una bellissima storia (di cui avevo gia' sentito parlare a Batumi, sede di un monumento immaginifico e toccante dedicato al romanzo di Kurban Said) ambientata in queste terre, tra i bagni sulfurei di Tbilisi, la citta' vecchia di Baku e i villaggi di montagna del Daghestan. Versione caucasica dei Promessi Sposi, la storia dell'amore tra i musulmano Ali e la georgiana Nino e' l'ideale accompagnamento per questo mio passaggio attraverso le montagne e le pianure, dall'area cristiana nella quale ho passato quest'ultimo mese al monto islamico. Seppur edulcorato dal secolo di presenza sovietica, lo sento come passaggio necessario, un "bagnarsi i piedi" prima di buttarmi in piscina, nel religiosissimo Iran.

Una cosa mi rimarra' sempre impressa di queste terre: l'ospitalita'. Parola spesso abusata ma in questo caso necessaria e diffusa su tutta l'area che ho visitato, senza distinzione tra copti, ortodossi o musulmani. La gente di qui vive in una costante sfida a chi e' piu' ospitale.
Ed e' solo l'inizio.

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