Georgia, paese di nasi, barbe, vino e chiese


Le 15 ore di autobus notturno che da Goreme ci portano alla frontiera Georgiana passano in fretta e dopo le formalita' doganali succede una di quelle situazioni per cui sono fiero di considerarmi un viaggiatore mediamente esperto. L'autobus che ci dovrebbe portare fino alla principale citta' sulla costa del mar nero, Batumi, non si presenta sul lato georgiano, lasciandoci letteralmente a piedi. Proprio quando le ragazze stavano pensando di prendere un taxi pagando uno sproposito, noto un ufficio della stessa compagnia di bus, mi ci infilo, e dopo una mezz'ora di improbabili trattative, litigi e finte incazzature ci ritroviamo sull'auto del fratello dell'impiegato della compagnia di autobus, che ci porta gratis a destinazione, per di piu' direttamente al nostro ostello in centro. Oh, Yes.

Batumi e' una grande localita' balneare ma essendo la stagione finita ci si presenta semi-deserta che neanche Rimini a dicembre, ma quantomeno possiamo iniziare a deliziare le nostre fauci con i prodotti tipici locali sognati da tempo: il leggendario cibo Georgiano si basa su alcune prelibatezze quali Khacipuri (focaccia ripiena di formaggio, in mille varianti che includono burro, uova o fagioli), Khinkali (enormi ravioli ripieni di carne e sugo, da "succhiare" senza versarne sul piatto, pena sfortuna cosmica) e insalate di melanzane, con l'onnipresente noce in tutte le salse. Un pomeriggio nell'assurdo agglomerato di edifici che non centrano nulla l'uno con l'altro a Batumi e' abbastanza, e il giorno successivo entriamo nella vera Georgia. 

Gente che fa colazione con Khachapuri e birra, nasi importanti, barbe ancora piu' importanti, vino a fiumi, chiese e monasteri. A Kutaisi, antica capitale, il nostro host Georgi mi accoglie con un paio di shot di Chacha (vodka fatta in casa) che mi stendono alle tre del pomeriggio. Visitiamo grotte con stalattiti e impronte di dinosauri e, sulla via per Tbilisi, la localita' di Borjomi. Una specie di San Pellegrino sovietica, e' dove le sorgenti dell'omonima acqua minerale dal sapore salato e odore sulfureo (uovo marcio) si trovano. La bevanda preferita di Lenin e altri famosi sovietici, e' considerata rimedio principe per mal di stomaco, sbronze e altri malanni. Al termine di una camminata di un'ora sotto la pioggia battente mi faccio pure un bagno in una fantastica piscina di acuq termale calda, che mi fa dimenticare la babushka (vecchia signora con foulard) che per strada mi chiede l'elemosina e al mio ignorarla micolpisce col bastone!

Tbilisi e' una sorpresa: cool, hipster, dinamica, e' proprio una grande citta'. Il tempo non e' proprio il massimo, piove spesso e il sole fa capolino raramente, ma in compagnia ci godiamo questi rimanenti giorni tra camminate per il vecchio centro storico, abbuffate, bevute di vino, gite fuoriporta a Mstkheta (centro storico-religioso-culturale del paese, a soli 30min di "marshrutka" da Tbilisi) e in generale passiamo 3 bellissimi giorni. Lera e Marzhan mi lasciano per tornare in kazakhstan e al loro lavoro di cabin-crew per Air-Astana, ed e' il momento per me di lasciare per un po' Tbilisi per le grandi montagne del Caucaso. Prima non mi faccio mancare lo stress e le incazzature derivanti dalla richiesta di visto per l'Azerbaijan, tanto per non dimenticarmi di quanto la burocrazia in Asia centrale sia "simpatica". Avanti cosi'!

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