Una semana surcolombiana


Le aspre valli ecuadoriane lasciano presto il posto alle piu' dolci colline della Colombia del sud. Tra le persone con cui non vorrei mai dividere un lungo trasferimento in autobus c'e' l'australiana Tracy, che gia in Bolivia mi aveva deliziato col suo tono di voce e quella capacita' innata di parlare per ore, senza bisogno di rifiatare.
Non sto a dirvi chi mi fa la sorpresa di salire sul mio stesso autobus ad Ibarra...
Le prime 6 ore sono interminabili, poi, come per magia, inizio a godermi la strada, complici il paesaggio e Tracy che in preda ai crampi mascellari per il troppo parlare decide chee' meglio immergersi in un libro e lasciar riposare il mio martoriato orecchio sinistro.

Tre mesi di cultura andina possono bastare ed e' quindi benvenuto questo cambiamento d'aria, la vegetazione tropicale, il caldo, le signore dalla pelle nera che vendono fette di anguria e mango a bordo strada, i carretti trainati da cavalli della campagna colombiana.
Popayan, la prima citta' che incontro, e' tranquilla tranquilla ed ha fama di centro intellettuale. Da qui mi sposto ad ovest per il remoto centro archeologico di Tierradentro: situate in una stupenda, isolata vallata, una serie di grotte funebri scavate da una misteriosa antica civilta' mi emozionano come un bambino. Scendere le scale a chiocciola nelle tenebre ed illuminare gli enigmatici dipinti rupestri con la torcia mi fa sentire un po' Indiana Jones. E' incredibile che un posto del genere riceva una media di neanche cinque visitatori al giorno!
Ne parlo col proprietario del ristorante La Portada, nell'adiacente piccolo paese di S.Andres. Il signor Leonardo mi illumina con perle di saggezza sulla vita, il viaggio come metafora di incontro e scoperta, l'arte come mezzo di comunicazione universale e l'impatto negativo che la commercializzazione avra' su questa valle una volta terminata la strada asfaltata. Immerso nei miei pensieri e forse con ormai il callo ale strade di merda, non avevo quasi notato le sei oredi buche e sterrato perarrivare fin qui. Leonardo mi mette in guardia sulla mia prossima meta, S.Augustin, il principale sito archeologico colombiano, e in effetti la tranquillita' e la pace quasi spirituale di Tierradentro sara' un lontano ricordo.

S.Augustin ha un parco con enormi e curiose statue (alcune al limite dell'inquietante) che ha in effetti un suo perche', ma e' anche un caotico e tutt'altro che amichevole paesino turistico in cui dal primo minuto in cui scendi dall'autobus (o nelmio caso dal pickup) vieni assalito da tour operators e procacciatori di clienti degli alberghi- Due giorni consecutivi di pioggia fanno il resto, lasciandomi nel complesso con l'amaro in bocca.
Secondo copione la settimana dovrebbe finire visitando l'insolito deserto della Tatacoa, ina curiosita' perche' un' oasi arida nel mezzo della verde e lussurreggiante Colombia. L'attes interminabile di atri passeggeri alla stazione di Neiva si rivela pero' propizia per farmi cambiare idea e dirigermi direttamente alla grande capitale Bogota. In fin dei conti, l'ultima volta che in una guida ho letto di un ¨fenomeno naturale alquanto bizzarro¨ sono finito colNava, Herman e Stefano a guidare in tondo per ore alla ricerca del fantomatico Ring of Gullion. Meglio non ripetere l'esperienza...

Hasta Luego!

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