Solo io e il Peru'


Se l'andata era stata avventurosa, il ritorno a Cuzco non e' stato certo esente da sorprese ed inconvenienti, a partire dal fatto che era il 1o maggio, dia del trabajador e che i trasporti erano meno frequenti del solito. In un modo o nell'altro comunque faccio ritorno alla mia casa sulla collina di San Blas. Rinfrancato dal ritorno di una delle poche certezze della vita (il Labour day in New Zealand era assurdamente il 18 di ottobre) mi godo gli ultimi tre giorni di tranquillita' prima del ruvido peregrinare che mi portera' a Lima attraverso la cordigliera andina centrale, tra passi altissimi di montagna infestati dai terroristi del Sendero Luminoso, narcotrafficanti e briganti di ogni genere. Ero inizialmente orientato a seguire la via della costa, passando per Nazca e Ica, ma sono oggettivamente stanco di certe presenze attorno a me ed ho deciso che e' inutile lamentarmi se so benissimo dove certa gente va e mi ci infilo a tutto spiano. Allacciate le cinture di sicurezza (se ci sono) e preparatevi a stapparvi le orecchie in continuazione durante il viaggio sulla via alternativa, piu' faticosa, in alto, oltre 4000 metri, rinviando l'agognato ritorno al livello del mare ancora di un poco.

Ed ecco che per qualche giorno ci siamo solo io e il Peru'. Non uno straniero visto per tutto il tragitto da Cuzco a Lima. Il primo tratto lo percorro la sera, tra valli illuminate dalla luce argentea della luna quasi piena, fino alla piccola Andahuatlas dove, tra il mercato e la piazza, scorgo addirittura un ragazzo cagare il liberta'. Poi la lunga strada verso Ayacucho, sfiorando i 4500m slm, campagne verdissime, bambini che pascolano le mucche e gente che gioca a pallavolo la sera. Il vecchio quartier generale del Sendero Luminoso mi accoglie (oltre che con un enorme murales ¨Ollanta terrorista!¨ riferito al presidente del Peru') in un sabato sera con le sue luci e i suoi colori e centinaia di persone per le strade fino a notte fonda. Staro' qui ad Ayacucho per due giorni, rapito dalla bellezza delle sue strade e dalle chiese, su, fino alle montagne circostanti. Per le vie del centro vedo per la prima volta ragazzi fare un lavoro quantomeno insolito: con indosso i gilet delle compagnie telefoniche, fungono da ¨cabine umane¨, offrendo chiamate ai passanti a prezzi stracciati dai loro cellulari. Vado alle rovine della antica citta' Huari, scrocco un passaggio da un signore sessantenne che mi riempie di discorsi su quanto siano belle Claudia Cardinale, Sophia Loren e Gina Lollobrigida e passo un pomeriggio al piccolo pueblo di Quinua, famoso per l'artigianato di ceramica locale e giusot a poche centinaia di metri dalla pampa di Ayacucho, luogo della piu' importante vittoria nella battaglia di inipendenza del Peru'. Tornato ad Ayacucho, in piazza vengo avvicinato da studenti che vogliono parlarmi, mentre un gruppo di attivisti vende libri di sinistra e critica il governo reo di piegare la testa con le imprese statunitensi. L'ultima cena la consumo in un ristorante dove i bambini sul tavolo adiacente finiscono i compiti e alla tele danno ¨la casa nella prateria¨.

Concludo questi giorni di rara bellezza e intensita' a Lima che e' geograficamente a meta' del Peru' ma per me ne significa quasi la fine, non prima pero' di aver salutato per l'ultima volta un caro amico.

Hasta luego!

Commenti

  1. Il lavoro di venditore di chiamate e' assolutamente una delle invenzioni lavorative piu' fighe dell'ultimo secolo... ero tentato di importare il lavoro in Italia! Ma ci sono altri lavori super interessanti, tra i quali stupefacenti sono quello che dice i tempi e ritardi degli autobus a Lima (direttamente al guidatore, cosi' per iniziare una sana competizione con gli altri bus tra le strade della capitale) e il venditore del posto della fila, geniale!

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