Maledetto guru!


Lascio con un po' di malinconia Cuzco e la mia casa sulla collina, con le facce familiari del vecchio Alfredo e della premurosa Karin (i due lavoratori) e il sorriso arrogante del proprietario Lucho, la vista facendo colazione, la chitarra solo per me e il televisore con cui dividere le serate guardando le partite nba invece di socializzare nei bar. Mi ero abituato a questa vita da pseudo-nerd ma, barba lunga e zaino in spalla, e' venuto il momento di insinuarmi nel Valle Sagrado e di scoprirlo pian piano, muovendomi con i mezzi locali e venendo superato dai centinaia di minibus dei tour organizzati. Da Pisaq a Chinchero fino a Ollantaytambo per finire nella mitica citta' perduta degli Inca.

A Pisaq, prima tappa, primi intoppi. Oltre ad una ricaduta della diarrea che mi ha afflitto a corrente alternata da quando sono entrato in Peru', il pomeriggio nuvoloni neri scaricano una quantita' impressionante d'acqua sul piccolo paesino, rinviando al giorno successivo la visita alla cittadella. Mi rifugio cosi' a leggere in un bar a meta' tra un asilo e il classico caffe' da lonely planet che passa in sottofondo la discografia di Paolo Conte.
Qui faccio la conoscenza di un'alternativa psicologa israeliana e di un tizio americano, che mi aprono le porte del favoloso mondo delle droghe-medicine tradizionali peruviane, per l'occasione non tanto utilizzate per curare malattie ma come mezzi per aiutare la psicoanalisi. Senza spendere fiumi d'inchiostro, dico solo che e' stata la discussione piu' interessante dell'ultimo mese e per ore parliamo di tarocchi, zen, yoga, libri e psicologia, senza nemmeno accennare a itinerari di viaggio e solite stronzate da turista idiota.

Il mattino successivo posso finalmente camminare per la spettacolare via inca che si infila su per la montagna tra gole, cascate e terrazze fino alla cittadella. Arrivandoci presto (8.30) sono il primo a metterci piede (il guardiano arrivera' solo pochi minuti piu' tardi) e addirittura scorgo un gruppo di stambecchi (almeno credo) che se la svignano appena percepiscono la mia presenza.
Il tempo di un'altra seduta di tarocchi di Osho (fatti bene, nel senso che sono concepiti in modo tale da sembrare sempre in qualche modo adatti alla tua esistenza), di veder saltare un inontro galante per colpa di un guru-guaritore infame che manipola le menti delle proprie adepte (maledetto!) e sono di nuovo sulla strada.

Dopo una rapida occhiata al pueblo di Chinchero raggiungo Ollantaytambo, luogo della piu' imponente fortezza-santuario Inca, oltre che dell'unica battaglia che gli spagnoli persero contro questo ingenuo popolo (i Mapuche del Cile la sapevano ben piu' lunga).
La cittadina al mattino presto brulica di vita, attraversata in lungo e in largo da tante formichine operose, i portatori con zaini da 30 e piu' kg per i turisti mezzeseghe che camminano il famoso Incatrail con solo uno zainetto ridicolo, o di minibus diretti alla stazione ferroviaria. Questo e' infatti l'ultimo stop stradale fino a Macchu Pichu. Da qui l'unico modo ufficiale di raggiungere la mitica localita' e' via costoso treno o costoso Incatrail (solo per gruppi organizzati) oppure...

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