Cambiamenti


Frustrato, esausto, nervoso. Era da oltre un anno e dall'odissea per uscire dal Vietnam che non mi sentivo cosi' ansioso di superare un confine. Certo i 3 giorni che impiego per entrare in Ecuador non sono paragonabili alla settimana di passione durante il capodanno cinese 2011 ma hanno definitivamente abbassato la mia considerazione del Peru e dei peruviani di parecchio. Levatacce alle 4, contrattazioni esasperate, tentativi continui di fregarmi, strade dissestate, buche, fango, attese interminabili e corse in minibus infinite, maleducazione, centinaia di bottiglie di plastica gettate dai finestrini a bordo strada e, sopra tutto, il ritmo incalzante della terrificante cumbia peruviana che entra di prepotenza nella mia personale shit parade inchinandosi solo di fronte all'inarrivabile liscio birmano e alle litanie tajike (la colonna sonora ideale di chi si fara' saltare in aria in un mercato ma ancora non lo sa.
Per chiudere in bellezza, dopo un'ultima corsa in taxi divisa con 3 prostitute impertinenti, due bambini giocano al tiro a segno con me come bersaglio delle loro fionde proprio mentre attraverso il ponte internazionale.

Passata l'immigrazione ecuadoregna, un altro gruppo di bambini mi si fa incontro correndo, ma solo per dirmi¨buona sera!¨ e scappare di nuovo via. Sembra un buon presagio... e le buone notizie non finiscono qui: il bus che dal confine sale fino al primo paese e' un camion adattato con delle panche e da questo privilegiato palco all'aperto mi godo i primi panorami di Ecuador fino a Zumba. Il nome dell'avamposto proprio non mi sta in testa e ad ogni occasione lo chiamo in maniera differente: Zambia, Namibia, Rumba... con un poliziotto locale mi spingo addirittura fino ad un Bunga di berlusconiana memoria.
Una notte qui e poi via verso quello che, ad occhi e e croce, dovrebbe essere il piu' lungo trasferimento in Ecuador, solo 6 ore di bus fino a Vilcabamba per un po di cammminate nella zona tra ande e foresta amazzonica. Questo e' un luogo di espatriati. Numerosissimi sono i signori americani e tedeschi che si stabiliscono per beneficiare del clima mite tutto l'anno e dell'energia di questa che e' definita la valle della longevita'. Tra loro incontro anche una coppia veneta che ha mollato tutto per comprarsi qui un terreno e inseguire il sogno dell'indipendenza economica dalle leggi del mercato, coltivandosi da soli frutta e verdura.

Dopo le distanze infinite del Sud America, il piccolo stato dell'Ecuador mi si presenta come un respiro di sollievo. Proprio sul bus per Vilcabamba, dopo un'ora di silenzio, l'autista deide di mettere un po' di musica. Temo la terribile cumbia, ma dopo le prime note sorrido: mai stato cosi' felice di sentire Marco Masini in vita mia!

Hasta Luego!

Commenti

Post più popolari