Le mie Fiji (prima parte)


Come molti occidentali, la mia idea dell'arcipelago delle Fiji viene principalmente da Hollywood. Ma a differenza della maggiorparte di loro, non sono attirato qui' dai paradisiaci atolli che hanno fatto da set per film quali "Cast Away" o "Blue Lagoon", bensi' dall'idea di liberta' che faceva salpare l'ingenuo Jim Carrey di "The Truman Show". Come lui infatti, sono partito senza avere chiaro in mente a cosa andavo incontro. La prima cosa che noto e' la differenza con Tonga. Tutto sembra avanzato, l'aeroporto internazionale di Nadi e' quanto di piu' diverso dalla striscia di asfalto di Tongatapu, le strade sono asfaltate e ci sono agenzie turistiche ovunque, chiaro segnale di quale sia il business n.1 da queste parti. Per iniziare mi sistemo al Bamboo Backpackers, posto economicissimo a 20 minuti di autobus da Nadi. E qui', guardandomi intorno, inizio a preoccuparmi e a chiedermi se ho fatto veramente bene a venire qui' alle Fiji: Nel dormitorio in cui pernotto ci sono trolley enormi, fino a 3 volte la grandezza del mio pur considerevole zaino; occhiali da sole griffati, smalti sulle unghie, muscoli in vista, braccialetti "I love Las Vegas", ragazzi con bira in mano (alle 11 del mattino) e ragazze intente in operazioni di make up(sempre alle 11 del mattino). Quando scorgo una canotta "Vang Vieng - Tubing" voglio sprofondare... (leggi post "Vang Vieng, domande" nel mese di febbraio). Passo i primi due giorni cercando di organizzare la settimana. Vago di ufficio in uficio a Nadi, una cittadina incasinata a maggioranza indiana, parlo con la gente, cerco di trovare un'alternativa a quello che tutti ti propongono: resort. Le isole a ovest, quelle famose dei film, sono le Mamanuca e le Yasawa e l'unico modo per raggiungerle e' in veloci catamarani o con un pass che per la modica cifra di 600 dollari (!!!) ti permette di passare di isola in isola. Ovviamente, una volta li', l'unica opzione e' quella di soggiornare in resort o backpacker resort, come i primi ma piu' alla buona, con dormitori al posto delle stanze e, purtroppo, party a tutte le ore del giorno e della notte. In ostello quasi tutti quelli che ritornano dalle isole sono australiani o inglesi esausti da notti insonni sotto il cielo stellato. Con le mani tra i capelli, mi chiudo in un internet point per cercare in rete un'ancora di salvezza, e sul mio sito di viaggio preferito trovo una dritta che sollevera' le sorti del mio soggiorno. Il mattino seguente prendo un autobus locale (senza finestre) fino alla capitale Suva e da li' un altro autobus ed un traghetto per l'isola di Ovalau.

L'isola, poco piu' grande di Tongatapu, e' completamente fuori (non ne capisco il motivo) dagli itinerari turistici, tanto che operatori a Nadi me la sconsigliavano vivamente perche' "non c'e' niente". Di origine vulcanica, a forma di uovo, ha villagi sparsi lungo la costa, uno leggendario nel mezzo del cratere e l'antica citta' portuale di Levuka, un tempo prima capitale della colonia britannica delle Fiji. Qui, duecento anni fa, si e' sviluppato il maggior centro di scambi del sud pacifico e la citta', oltre che popolata da mercanti, pescatori e imprenditori da ogni parte del mondo, aveva fama di dare rifugio ai peggiori bucanieri e pirati di passaggio. Contrabbandieri, lavoratori delle piantagioni di palma, religiosi, indiani dal Kerala e cacciatori di perle olandesi, tutti insieme appassionatamente in questa citta' in cui l'unica legge era la pistola o la spada e, ovviamente, il denaro. A completare il quadro avventuroso, le incursioni e le razzie degli indigeni cannibali di Lovoni, il villaggio sperduto nella giungla e nel cratere del vulcano spento.

Oggi, dopo che gli scambi commerciali e il ruolo di citta' capitale e' stato spostato a Suva, senza contare numerosi uragani, rimane un tranquillo paesino portuale, con pero' le tracce del glorioso passato impresse nei vecchi edifici di legno, con una atmosfera a meta' tra film western e romanzo di Salgari.
Alloggio al Mary's Lodge gestito da uno dei piu' istrionici personaggi che abbia visto nel mio viaggiare, un sessantenne di padre cinese e madre Fijiana. Ci sono solo altri 4 visitatori in citta', una coppia francese e due studenti d'inglese giapponesi. Passo tre giorni qui esplorando la citta' e la costa, passando i poveri villaggi fino alle tombe dei vescovi, una graziosa cappella su di un promontorio a picco sul mare azzurro con vista della barriera corallina.

Ma un viaggio alle Fiji (che contano 333 isole) non e' completo senza qualche giorno in una delle isole piu' piccole, e Ovalau mi da anche questa possibilita', con la possibilita' di raggiungere la vicina isola di Caqalai.

Commenti

  1. Fiji è tappa fissa del "round the world banana pancake tour", ma sono confidente che tu riuscirai a sfuggire alla massa di pancake e birra che rischia di schiacciarti e troverai angoli veri e naturali in quel paradiso Pacifico.
    René

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