Kia ora



Lascio l'asia attraverso l'enorme ed efficente aeroporto di Singapore. Il volo e' il primo che da qui' raggiunge Auckland, motivo per cui vengono stappate bottiglie di spumante che alleviano, per quanto mi riguarda, il viaggio notturno.
Messo piede in Nuova Zelanda mi sembra un po' di essere tornato in europa. Sensazione comunque, dopo tanto tempo in asia, stranissima. Prima cosa che noto e' che e' finita la pacchia: qui' con i soldi non si scherza piu' e devo stare particolarmente attento: una notte in ostello costa quanto una intera giornata in Myanmar, un pasto al fast food come pranzo-colazione-cena in Malesia e la mezz'ora di autobus dall'aeroporto quanto un treno notturno in Cina. Eroicamente rinvio il pisolino rigenerante per sbrigare le pratiche burocratiche: apertura di conto corrente, nuovo numero telefonico, richiesta del codice fiscale, tutto sbrigato in meno di un'ora, comprese le raccomandazioni della premurosa impiegata maori della bank of new zealand di andare a letto al piu' presto "poverino, con quella faccia, si vede che non hai dormito".
Auckland in se non ha niente di speciale: una downtown con palazzoni di dubbio gusto e sterminati sobborghi di casette bianche con giardino. Ma io semplicemente ADORO questi colori: il cielo azzurrissimo con le nuvole che lo percorrono a duemila all'ora, il verde dei prati, il mare, il vento sempre presente.
Kia ora Pauli'. Welcome Home.

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