Transizioni


Seduto nella lobby dell'aeroporto di San Pietroburgo scrivo questo breve aggiornamento.

La settimana scarsa in Italia è stata caratterizzata dalle visite parenti/amici a ritmo serrato e da tanta acqua: un grigiore che mi ha fatto immediatamente sentire la mancanza del sole maltese. Rivedere gli amici in particolare, con la prospettiva di un lungo periodo di astinenza da cazzate, è stato bello ed emozionante, ma con una differenza sostanziale dai precedenti addii. La parola che più mi sembra possa descrivere questo mio stato d'animo è: consapevolezza. La partenza non è più vista come un momento straordinario e estemporaneo, un unicum che nasconde chissà quale incertezza del futuro. Ora è un momento inevitabile ma ormai consolidato. Una parte della vita che, lo sento, diventerà sempre più comune. E la cosa mi piace.

A Malpensa ho conosciuto due ragazze italiane in partenza per una vacanza in Russia e, caso dei casi, erano pure le mie vicine di sedile. Arrivato in Russia ho subito ritrovato l'atmosfera dell'Asia Centrale in termini di: burocrazia (secondi, terzi e perchè no, quarti controlli al passaporto) e ambiente generale. Il mondo inglese-centrico è ormai alle spalle, e persino chi lavora in aeroporto fa fatica a comunicare con chi non mastica il russo. Tra poco c'è il mio volo per Astana, Kazakstan. Mi attendono il mio capo Samantha e l'autista Sergey (a prendermi a 300km dalla loro città alle 5 di mattina di domenica): mi fanno sentire una persona importante, per ora.

Non credo di aver ancora realizzato dove passerò i prossimi 9 mesi. Domani mattina avrò un' idea più chiara...

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