Altiplanica




Immensita'. A volte tanta grandezza non sembra possibile. Talmente impossibile da darti alla testa e farti perdere la ragione. Che poi la scienza lo spieghi con la mancanza d'ossigeno, la disidratazione o quant'altro.
Da S. Pedro de Atacama mi unisco ad un gruppo organizzato, unico modo per raggiungere in 4x4 la citta' di Uyuni, Bolivia. Con me c'e' l'autista boliviano Alberto, la coppia olandese Tom-Amanda, l'inglese Arthur e le due danesi Barbara e Katerine. La fortuna e' dalla mia perche' un gruppo piu' affiatato difficilmente si sarebbe potuto trovare.
Pronti, via ed e' subito mozzafiato: dai 2500 metri d'altitudine di S.Pedro si sale fino ai 5200 del posto di confine, l'ennesimo. Per me e' il numero 28. Da ora in poi e' tutta una successione di vette innevate, paesaggi alla Salvador Dali', lagune colorate, llamas, fenicotteri e lepri selvatiche. Dormiamo a 5500 metri, in un hospedaje, false friend che significa albergo o osteria ma che potrebbe benissimo suonare come ospedale, viste le condizioni in cui ci arriviamo: l'aria e' rarefatta e nonostante i litri d'acqua bevuti il sole disidrata e prende alla testa. Dormire quassu' e' difficile e anche solo l'andare al cesso e' causa di fiato corto.
La mattina seguente, tra lagune e formazioni di roccia che spuntano come funghi dalla piana altiplanica si scende di altitudine e il ritmo cardio-respiratorio ritrova una parvenza di normalita'.
Il cimitero dei treni, i campi coltivati a chinoe' e i llama agghindati con fiori per il carnevale boliviano.
I sorrisi iniziano ad essere familiari, le risate abbondano, i legami si rafforzano. La casinara Uyuni ci accoglie con i coloratissimi vestiti locali, cappelli a bombetta e i bambini trasportati al dorso di donne dal viso segnato da sole, vento e lavoro.
L'alba del terzo giorno e' nell'incredibile salar, il piu' grande del mondo, sale, sale e ancora sale fin dove l'occhio pu' arrivare.
Compro un paio di pantaloni che si disintegreranno solo un paio di giorni d'opo, bevo mate di coca e, al solito, mi immergo in tutta questa grandezza, nei volti delle persone, nell'olio di frittura del pollo, nei miei pensieri che oggi come ieri mi divorano dall'interno.
Qualcuno non potra' ascoltare i miei racconti di viaggio al ritorno ma forse non e' necessario, forse ha sempre viaggiato con me, con quel sasso che sempre mi ha richiesto ad ogni partenza.
Mi commuovo di fronte al tramonto, Kate mi chiede fissandomi con i suoi occhi azzurri se va tutto bene, Arthur rutta la birra frizzantissima a causa dell'altitudine. Mi commuovo di fronte al tramonto, il 570esimo da quando ho lasciato casa.

Hasta luego, Sandro
y suerte en tu viaje

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