Uruguay mediterraneo



Intontito dal giorno e mezzo di viaggio, in piena fase di dormiveglia, dal finestrino del pullman penso di essere in croazia. I paesini che si susseguono sulla riva del Rio dela Plata hanno quelle case, quella atmosfera, quei colori tipici del mediterraneo. L'Uruguay e' il meno sudamericano dei paesi del sudamerica, con una popolazione che per il 98% e' bianca discendente da europei immigrati. Oltre che per le case, lo si nota nel cibo, nei volti delle persone, nelle signore che siestano sedute fuori dalla porta di casa come nei nostri paesi del sud, nelle finestre aperte delle case la sera con la tv sintonizzata su una partita di calcio (per la cronaca, Atalanta-Juventus).
Il gelato e' per la prima volta da quando ho lasciato casa all' altezza, per colazione caffe' e brioches, le strade sono ciottolate e i bar riempiono la piazza di tavolini e ombrelloni. L'unica cosa che ti fa realizzare che c'e' qualcosa di strano e non ti trovi in un paesino spagnolo e' la presenza del mate. TUTTI girano per la citta' con il loro bravo termos e la coppetta piena di yerba (una specie di the, per farla semplice). La citta' in questione e' Colonia del Sacramento, dove passo 4 giorni letteralmente a fare niente. L'unica attivita' che si discosta dal ritmo cucinare-leggere-dormire e' la camminata serale con salita al faro. Colonia e' il tipico posto da coppiette o da famiglie, tranquillo, romantico, con un sapore appunto, molto mediterraneo.
Una sera, rientrato in camera, vi trovo "crazy" Simon, un 35 enne tedesco che avevo avuto il piacere di incontrare a Iguazu. Con lui e la sua amica Bernadette passo qualche ora a spettegolare su gente conosciuta alle cascate, e sembra proprio che sia successo di tutto da quelle parti il giorno dopo che sono partito. I piacevoli incontri non finiscono qui. Tamara da Bolzano mi regala il piacere di parlare dal vivo italiano per la prima volta da mesi, un ragazzo argentino una sera mi ragala il piacere di una jam session con chitarra e un'altra tedesca mi regala il piacere di mettere per sbaglio le mie scarpe da trekking nella sua borsa e portarsele via. Per carita', erano vecchie e stavo per buttarle via gia' in Nuova Zelanda, pero' un po' sempre mi gira quando perdo qualcosa. Sempre a proposito di arte, nel mio albergue alloggiano anche una pittrice che fa ritratti un po' a tutti ma se li tiene per se e una delle cantanti piu' talentuose che abbia mai sentito, la israeliana Sapir, da pelle d'oca veramente.
Parentesi breve quella in Uruguay, e'tempo di tornare a Buenos Aires dove in teoria dovrei prendere un bus per andare a sud.
Si, in teoria, perche' come gia' capitato la prima volta che sono passato da queste parti, le due notti previste sono diventate prima tre e poi quattro, con nell'ordine: serata 1 in mezzo ad israeliani in una casa kosher, serata 2 in un pub metallaro zeppo di hell' s angels locali con fama di menare gli stranieri e serata 3 delirio.
Con Noeli e Ayelen (due ragazze argentine) vado in sto bar con ingresso 10 euro e consumazione libera di alcool. Sembra divertente. Peccato che le due si siano "dimenticate" di specificare che il 90% della clientela locale e'rigorosamente gay. Durante la notte bevo quantita' inimmaginabili i birra e tequila, vengo approcciato da 3 ragazze (allo scopo di presentarmi i loro amici maschi, ovviamente), sfuggo alle grinfie di un'obesa drag queen e finisco a limonare l'unica etero nell'arco di km, una ragazza carina piena di tatuaggi che ha bevuto probabilmente piu' di me.
Con un mal di testa da record il mattino seguente, non ho altre alternative. DEVO lasciare questa citta'. La mia salute, fisica e mentale, e' gia' stata minata troppo. Ho bisogno di montagne, svegliarmi alle 7 di mattina e non andarci a dormire, camminare e rimettermi in sesto... fino alla prossima volta a Buenos Aires...

Hasta Luego!

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