Polinesia: suoni e colori


In tre settimane in Polinesia ho attarversato 3 diversi paesi, ognuno con le sue diverse caratteristiche, i diversi paesaggi, suoni, colori e sapori.
Il paese che ho visitato per primo e' anche il piu' semplice, povero e meno sviluppato. Alle Tonga ho assaggiato il cibo peggiore, ma la gente e' ospitale, l'isola principale e' piatta e coltivata, la vegetazione scarsa e da segnalare ci sono le orde di ragazzi in divisa scolastica che alle 3 del pomeriggio invadono le strade prima di tornare a casa.
La vera accoglienza l'ho sperimentata invece alle Fiji, dove la popolazione e' davvero clamorosamente ospitale, tutti ti vogliono parlare, ti invitano a mangiare o bere qualcosa. E il bere e', nel 99% dei casi, Kava. I Fijiani sono di carnagione molto piu' scura e a completare il quadro ci sono tantissimi (specialmente nelle citta') indiani del Kerala, "deportati" qui sotto il dominio coloniale inglese perche' i fijiani erano troppo "pigri" per lavorare nelle piantagioni di palma (non faccio fatica a crederlo).
Qui il cibo, complice l'influenza indiana, e' molto piu' vario e il pesce e la frutta fanno da piacevole diversivo alle sempre presenti varieta' di tuberi. Fa anche la sua apparizione la chitarra, uno strumento indispensabile di vita come il cesso con lo sciaquone o un forno per cucinare, e questo sara' lo stesso anche in Samoa. La sensazione che ho avuto delle Fiji e' che l'enorme flusso di denaro che arriva qui ogni anno tramite il turismo se ne vada via con la stessa facilita' e non rimanga nel paese. I degradati sobborghi di Suva sono il peggio che abbia visto non solo qui, ma in tutto il viaggio fino ad ora.
Le Samoa invece segnano un cambiamento piuttosto forte e inaspettato: sono molto piu' avanzate dei due paesi visti in precedenza, tutte le strade sono asfaltate, ci sono bagni pubblici, e a parte Apia, la capitale, mi sono sorpreso di trovare ogni singolo villaggio sulla strada perfettamente curato. L'erba e' tagliata fine, non c'e' spazzatura ai bordi delle strade, fiori e piante coloratissime sono ovunque.
La gente e' altrettanto ospitale e non avendo i favolosi autobus colorati una grande copertura della zona sono stato costretto a fare l'autostop piu' di una volta, senza rammaricarmene. Ho sempre preso la prima macchina di passaggio e rifiutato le insistenti proposte di una posto dove dormire, o di qualcosa da bere o da mangiare.

Quando la sera del mio ritorno ad Auckland, cammino per Ponsonby (diventato ormai il mio quartiere preferito), tra le botteghe dei rigattieri e gli atelier, le librerie, i pubs e i caffe', mi imbatto in un polinesiano dal tatuaggio sul volto che indossa un pareo. Eh, gia'...quasi dimenticavo che la nuova Zelanda e' solo la piu' grande delle isole della Polinesia.
Dopo aver ringraziato la mitica Joanna per essersi presa cura del van (e come se non bastasse mi ha pure offerto da bere nel pub dove lavora) riprendo possesso del mezzo e inserisco la chiave.
E' tempo di tornare a casa, anche se solo per 2 settimane, a Tauranga. Poi sara' l'addio definitivo, sara' isola del sud, sara' avventura.

Haere mae

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