Fuori dal finestrino, il nulla



C'è qualcosa di magico nel vivere per lungo tempo in un paese diverso dal tuo. Pian piano, le usanze, i costumi, le abitudini, la vita delle persone di quel luogo ti si rivelano ad una ad una,
Cose apparentemente insignificanti che però ti danno l'idea di quanto l'umanità sia fantastica e dia sempre nuovi spunti per pensare e per scoprire la bellezza di questo pianeta. Per dire, i passeggini con slitte al posto delle ruote e le cannucce nei boccali di birra (ma solo per le donne!) dove li trovate?

C'è però un piccolo difetto in questo approccio al viaggio: dopo un certo numero di mesi inizi ad abituarti, inizi a costruire la tua area di comfort, a sentirti parte integrante dell'ambiente che ti circonda e, nel mio caso, cittadino di Karaganda.

E allora ben vengano queste vacanze invernali, una settimana di stop dalle lezioni che mi permette di riempire uno zainetto delle cose essenziali, spegnere la caldaia, chiudere a doppia mandata la porta del mio appartamento e camminare verso la stazione con le strade piene di neve e di gente che si affretta a completare le compere per il party di capodanno, con una magica luce del sole calante sull'ultimo tramonto del 2014.

La mia destinazione è Almaty, la vecchia capitale del Kazakhstan, la città più grande, popolosa, ricca, fighetta e universalmente considerata la più affascinante dell'intera Asia Centrale. Un vecchio treno sovietico con affollate carrozze letto è il mezzo scelto per attraversare gran parte del paese da Nord a Sud attraverso le grandi pianure e le steppe. 18 ore di viaggio.

I miei vicini di cuccetta sono uomini Kazakhi dal capello unto e la pancia rotonda che iniziano a russare pochi minuti dopo la partenza, donne in ciabatte intente a lavorare a maglia e qualche bambino impertinente che si arrampica sui letti a castello imitando l'uomo ragno. Fuori dal finestrino, la luce del giorno va calando ogni minuto, la neve ricopre le immense pianure e i pochi bassi cespugli. A parte questo, per centinaia e centinaia di chilometri, il nulla.

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