Una vita color crema


Finalmente si inizia a lavorare: mi spetta di diritto una classe mattutina, da 3 ore, mentre il pomeriggio può variare a seconda delle necessità. La giornata tipo prevede la sveglia "forzata" alle 7 (il sole picchia direttamente sulle mie finestre senza tapparelle rendendo impossibile dormire fino a tardi), colazione e breve camminata fino a scuola, dove lavoro fino alle 3 di pomeriggio. Torno a casa, preparo le lezioni del giorno dopo e verso le 5 me ne vado a fare una nuotata, o una corsa sul lungomare.

Le stradine di Sliema differiscono in maniera radicale dai grandi ecomostri del lungomare, mantenendo un carattere ancora antico. Le vecchie case maltesi come quella in cui abito hanno un fascino tutto particolare, con le facciate color crema e le coloratissime terrazze coperte, o i raffinati portoni dello stesso colore.
Una sera mi unisco a tre russe per la visita all'antica capitale, Mdina e qui scopro una Malta completamente diversa. Silenziosa, antica, romantica, e soprattutto non cementificata all'eccesso come sulla costa. Di più, incredibilmente, la sera quando tramonta il sole, su questa altura al centro dell'isola la temperatura cala drasticamente e non è un'eresia sostenere di aver freddo.

A scuola, tra una lezione e l'altra, un caffè con gli insegnanti e una puntata in sala fotocopie, succedono anche eventi straordinari: la visita del primo ministro di Malta è la più eclatante, con tanto di rinfresco a base di raffinate tartine di frutti di mare e aceto balsamico (tempo di preparazione probabilmente attorno ai 5 minuti l'una) e champagne. Ubriacarsi sul lavoro non sempre è un problema a Malta, se lo fai con un sorriso.

In due settimane non sono ancora riuscito a mettere piede nell'infame Paceville. Una parte di me vorrebbe avventurarsi sulle orme del mitico Oscar Antuan, ma un'altra è fortemente impaurita dalle voci di delirio totale e, da non dimenticare, c'è il fatto che non riesco mai a dormire più tardi delle 7 di mattina, sabati e domeniche comprese! Considerato tutto ciò ripiego sui wine-bar di Valletta, sorseggiando un bianco fresco seduto su una gradinata mentre le note di un trio jazz si diffondono armoniose nell'aria tiepida della sera. Penso ai maltesi che ho incontrato fin'ora, che non hanno la minima intenzione di viaggiare o trasferirsi altrove, penso agli insegnanti stranieri che espatriano qui e mettono radici, agli studenti in vacanza/studio/lavoro che piangono al momento di lasciare l'isola per tornare in Germania, Slovacchia, Francia. E realizzo che, quella che sembrava un'assurdità prima di venire qui, non è un'idea senza senso, anzi. Mi potrei vedere bene a Malta, a tempo indeterminato. Fino a quando, ovviamente, il "prurito del viaggiatore" non riprenda a farsi sentire. Non vi preoccupate: "potrei" è solo un condizionale, non vi priverò delle cronache dell'inverno kazako per nulla al mondo!

Chaw!

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