Ritorno allo zaino


680 giorni.

680 giorni fa richiudevo la porta dietro di me e svuotavo lo zaino.

Un'enormità.

Che cosa è successo nel frattempo? Ho imparato a curare un orto, a fare la mia birra personale, ho letto qualche libro (sempre troppo pochi) ho fatto tanti km in bicicletta (2 viaggi in Svizzera), ho vissuto a Budapest e ho ottenuto il CELTA (certificato di abilitazione all'insegnamento della lingua inglese). Ho visto amici sposarsi, ho suonato con la band, ho pure scritto un libro "en passant", ho lavorato in un call center, ho denunciato il call center, mi sono fatto dare i danni dal call center. Ho visto tanti amici, vecchi e nuovi, alcuni mi sono venuti a trovare da ogni parte del mondo. Ho giocato a basket e provato il rugby, ho litigato con praticamente ogni persona che conosco per questioni legate alla politica, ho passato notti insonni a guardare serie TV o partite Nba. Così tanto è cambiato, e allo stesso tempo nulla è cambiato.

Poco importa. Tutto si dissolve al pensiero della prossima partenza. L'età è diversa, le prospettive sono diverse, l'esperienza sarà diversa. Lo zaino è lo stesso.

"Non andrai mica a vivere da qualche parte con quel sudicio sacco malconcio, comprati una valigia come si deve!" Giammai. Lo zaino è lo stesso. Non si tocca. Lo estraggo da sotto il letto, lo apro, ci metto le solite cose essenziali. Si parte.

Si ri-parte.


Afoot and light-hearted I take to the open road,
Healthy, free, the world before me,
The long brown path before me leading
wherever I choose

A piedi e con cuore leggero m'avvio per la libera strada,
in piena salute e fiducia, il mondo offertomi innanzi,
il lungo sentiero marrone pronto a condurmi
ovunque voglia

WALT WHITMAN

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