L'arte di adattarsi



Arrivo a Malta durante una comune, assolata e torrida mattinata di giugno, e mi insedio immediatamente in quello che sarà il mio appartamento per i prossimi due mesi. Lavorerò in una scuola di lingue a Sliema, sobborgo fighetto dell'isola dei cavalieri di San Giovanni, e alloggerò in una vecchia casa tipica maltese, dividendo l'ahimè salatissimo affitto con tre giovincelli francesi.

E' il momento di adattarsi: alla vita comunitaria con ragazzi di vent'anni poco propensi all'igiene e all'ordine, ma anche di mandar giù il boccone amaro: so che sto strapagando la stanza, ma non posso farci niente perché in questa stagione a Malta i prezzi schizzano alle stelle. Tempo di adattarsi. Alla calura (anche se meno pronunciata di quanto mi aspettassi) con l'aiuto del sorprendente sistema di climatizzazione naturale della casa, alle zanzare aggressive e fameliche, all'accento buffo dei maltesi (un mix di siciliano, nord-africano e inglese) e alla loro rumorosità ed essere "tamarri" fino al midollo.

Tutto sommato la prima impressione è positiva. Ci sono miglioramenti da fare (il materasso è uno dei peggiori su cui abbia mai dormito, ne ho chiesta la sostituzione), ma la vista dal tetto-terrazza è spettacolare e spazia dai tetti bianchi di Sliema al mare, alle cupole e ai campanili di La Valletta. Anche la scuola in cui lavorerò full-time da lunedì è moderna e dinamica, con un gran via-vai di gente di tute le nazionalità: fortuna vuole che sia capitato qui proprio in concomitanza con l'inizio della stagione estiva, approfittando di un party vista mare con open bar e ricco buffet per conoscere gli altri insegnanti e i membri dello staff.

La coppa del mondo di calcio in pieno svolgimento assorbe tutte le attenzioni dei locali, in particolare per la partita di ieri sera tra Inghilterra e Italia, squadre che dividono il cuore dei Maltesi come nessun'altra. Dopo aver fermato l'isola per 2 ore, si scatenano caroselli che neanche a Napoli dopo aver vinto il mondiale. Tutti in strada a festeggiare e a strombazzare i clacson con bandiere tricolori al vento mentre gli inglesi si crucciano nei pub scherniti da qualche irlandese irriverente.

Mi sono già preso le mie belle abitudini, come sveglia presto (forzata dal sole che rende impossibile dormire oltre le 8) e nuotata delle 18 a Tigné Point, con vista sole calante sulla Valletta, battuta solo dalla successiva birra ghiacciata sul tetto di casa, con sempre vista mozzafiato inclusa. Nella vita c'è di peggio...

Caw habib!

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