Se solo si voltasse pagina...



27 settembre 1993.

Le forze armate separatiste Abkhaze, fiancheggiate dai volontari della Confederazione dei popoli montani del Caucaso (un gruppo di soldati Ceceni e Daghestani) e non ufficialmente da alcuni battaglioni russi, prende possesso di Sukhum. E' il momento iconico della guerra di indipendenza Abkhaza, uno dei conflitti più cruenti e sanguinosi degli anni 90. I rivoluzionari stanano gli ultimi soldati Georgiani dal palazzo del parlamento e gli danno fuoco. E il palazzo è rimasto tale e quale da quel giorno, 25 anni fa.

Ciò che è seguito è stata una terrificante pulizia etnica, crimini di guerra da entrambi i lati, il dimezzamento della popolazione locale e 25 anni di propaganda da entrambe le parti. L'Abkhazia, paese di fatto indipendente da quel giorno, ha vissuto i primi 15 anni in un limbo, senza venire riconosciuta da nessuno e solo dal 2008 (a seguito di un altro conflitto tra Georgia e Russia in un'altra regione, l'Ossetia del sud) è parzialmente riconosciuto da Russia, Venezuela, Nicaragua, Nauru e Vanuatu.

Lato Georgiano: l'Abkhazia è parte della Georgia, illegalmente occupata dalla Russia. Gli Abkhazi in realtà vorrebbero riunirsi alla madrepatria, ma i Russi li controllano e, dopo aver distrutto il paese e tutte le infrastrutture, gli impediscono di riunirsi a noi. En passant, abbiamo decine di migliaia di rifugiati e quelli che ancora vivono in Abkhazia sono sottoposti a persecuzioni. L'Abkhazia è sempre stata parte della Georgia.

Lato Abkhazo: Siamo sempre stati diversi dai Georgiani. I alcuni periodi storici siamo stati (per conquista o per trattati) parte della Georgia, ma fin dai tempi dell'unione sovietica abbiamo richiesto e avuto in diverse occasioni diversi stati di autonomia e, parliamoci chiaro, storicamente i Georgiani ci hanno smpre voluto assoggettare. Nel 92-93 abbiamo dichiarato l'indipendenza e combattuto per la nostra patria. Vinta la guerra, pretendiamo riconoscimento che ci spetta.

Lato mio: cose orribili sono successe nel ventesimo secolo. Se in Europa avessimo tutti tenuto la mentalità che hanno tenuto qui, saremmo ancora lacerati dalla guerra. Qualunque cosa sia successa, 25 anni sono tanti, troppi. C'è bisogno di voltare pagina e fare dei passi in avanti. Rimnendo tutti arroccati sulle nostre posizioni niente migliorerà in futuro.

Questi giorni in Abkhazia sono stati istruttivi. Così come le conversazioni con i miei studenti e amici Georgiani e con le nuove conoscenze fatte sull'altro lato. Sfortunatamente, nessuno cerca di venire incontro all'altro. Di questo passo, come del resto avevo constatato in Artsakh anni fa, le nuove generazioni considereranno nemici dei coetanei per dei crimini o dei conflitti dei propri nonni, e di cui loro non dovrebbero essere ne responsabili, ne vittime.

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