Da Tunisi a Colombo. Si ricomincia.

 


La fine dell'esperienza tunisina si rivela dolce, con la malinconia del lasciare il luogo col clima migliore in cui sia mai stato (a parte i due-tre torridi mesi estivi) e che ho chiamato 'casa' per due anni, gli amici e il posto di lavoro che piu' di ogni altro mi ha fatto crescere. Allo stesso tempo, perche' niente e' mai perfetto, amara, visto le difficolta' del chiudere il conto bancario e organizzare la partenza. Al momento della scrittura di questo post, sto ancora aspettando che parte dei miei risparmi vengano trasferiti dal conto tunisino a quello italiano, a distanza di 3 mesi (senza garanzia che alla fine li porti a casa).

L'ormai tradizionale mese di agosto nella natia Ponte San Pietro passa liscio come sempre, visite ad amici e parenti, la preparazione per il trasferimento in Sri Lanka e quelle che, a mio parere, rimangono le migliori pedalate al mondo tra le valli bergamasche. E' qui che realizzo quanto fosse piu' semplice viaggiare quando ero giovane, senza pensieri, senza responsabilita', senza benefit ma senza dover rendere conto a nessuno se non a me stesso: il fatto che i miei viaggi ora siano pagati implica che non posso scegliere ne le date, ne i luoghi di pernottamento (oddio, in questo caso, con lo Sheraton pagato, mi va anche bene) e che devo controllare tutti i dettagli perche' le prenotazioni vengono fatte da uno sconosciuto negli emirati arabi. Ne serviranno 12 di prenotazioni sbagliate prima di avere i dettagli confermati. La destinazione intermedia e' Istanbul, per presentare ad una conferenza della Cambridge University English and Assessment. Poi c'e' il capitolo cargo: da contratto mi spetta un certo quantitativo che posso spedire in Sri Lanka coperto dalla mia organizzazione: anche qui, mille problami burocratici, mille rivoli in cui perdersi tra le righe di contratti, assicurazioni, consizioni d'uso. Quantomeno le formalita' del visto sono state semplici, con una visita sola all'organizzato consolato dello Sri Lanka a Milano, Oksana e io gli unici non Cingalesi nell'edificio, tra i rarissimi casi di chi fa la rotta 'all'inverso', in direzione perla dell'oceano indiano invece che bel paese.

Istanbul, 15 anni dopo il viaggio che mi ha definitivamente cambiato la testa, e' ancora meglio di come me la ricordassi, o forse e' solo che con l'esperienza ho imparato ad avere una visuale piu' ampia delle realta' in cui mi trovo, e non mi sento piu' inondato e quasi sopraffatto dai colori, dagli odori, dagli stimoli visivi e uditivi che all'epoca mi avevano dato alla testa e fatto realizzare che in quell'ufficio con quel capo pezzo di merda, proprio non volevo tornare. Alla conferenza faccio networking e la mia presentazione ormai collaudata riscuote successo (verra' poi utilizzata anche in una scuola prestigiosa di Londra), con Oksana ripercorro le strade di Sultanhammet e una crociera sul bosforo, prima di quasi perdere l'aereo per Dubai a causa di una disattenzione nel leggere il nome dell'aeroporto (fortuna che eravamo in largo anticipo, cosi' da riuscire a raggiungere in tempo il nuovo, ultra moderno Istanbul airport dall'altro lato della citta', a 120km di distanza).

Lo scalo a Dubai e' al terminal 2, lontano dal glamour dello scintillante aeroporto dove solitamente si atterra. Questo infatti e' riservato alle destinazioni del cosiddetto 'sud del mondo' e devo ammettere che nonostante mi vanti di avere una conoscenza superiore alla media in fatto di geografia, molte delle destinazioni non le ho mai sentite nominare e farei fatica a indicarne persino il continente. Lato positivo, ricercare e imparare qualcosa su quelle destinazioni almeno mi fa passare un po' delle 5 ore notturne di scalo prima dell'ultima tappa di questo lungo trasferimento.

All'aeroporto di Colombo arriviamo una mattina, l'aria calda e umida con odore di pioggia estiva appena terminata, i profumi di cardamomo e cannella nei bagni, e, ritirato il nostro bagaglio, l'autista ad attenderci per il trasferimento in hotel. Si ricomincia.



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