La primavera


Scordatevi tiepide giornate, pranzi all'aperto e passeggiatine in centro in maglietta la domenica, ma a modo Kazako, anche qui la primavera arriva. Le giornate si fanno più lunghe, il sole giocoforza scalda e durante il giorno si supera la famigerata soglia 0 (la notte si scende ancora tranquillamente a -15, ma sono dettagli). Questo fa si che la neve e il ghiaccio accumulatisi durante l'inverno si sciolgano creando fiumi da attraversare in canoa o con ponti di corda (questo è ironico, ovviamente).

Vengo invitato da una mia studente allo spettacolo della sua compagnia di ballo ed è qualcosa di fantastico. Coloratissimi costumi per centinaia di ballerini che interpretano danze tradizionali di ogni angolo dell'ex-Unione Sovietica. Da pelle d'oca la successione di colori, ritmi e suoni che spaziano dalla Georgia alla Lituania, dall'Armenia alla Siberia passando, ovviamente, per le potenti danze Kazake.

La settimana successiva (il week-end del 21 marzo) è Nauryz: è la festa più importante dell'anno in questo paese, ed nonostante qui sia comunemente conosciuto come "Nuovo anno Kazako" è in realtà una festività diffusa in tutti i paesi non solo dell'Asia centrale, ma anche del Medio Oriente, come Iran e Afghanistan. Si celebra la fine dell'inverno e a scuola alcuni studenti mi regalano una scatola piena di biscotti fatti in casa. La principale via del centro, Bukhar Zhyrau, si chiude al traffico, spuntano Yurte (tradizionali tende rotonde mongole) e bancarelle ovunque e la gente si riversa nelle strade a mangiare Shashlik (spiedini di carne arrosto) alle 10 di mattina, bagnati da del buon Kumys (latte di cavalla fermentato, sembra di bere scamorza liquida). Numerose rappresentazioni teatrali, musiche folk con il mitico Dombra (una specie di mandolino a 2 corde) e tanta gente vestita con coloratissimi costumi tradizionali fanno della domenica mattina qualcosa da non perdere se si è in Kazakhstan. Non di questo avviso la mia collega scozzese Claire, 23 anni, che per il secondo anno consecutivo si da alla birra la sera prima e non riesce a svegliarsi prima delle tre del pomeriggio, quando ormai tutto è finito.

I due giorni successivi sono di vacanza, anche se in città con il maltempo che arriva il lunedì nulla succede: è tempo da dedicare alla famiglia, chi ha parenti in altre città li accoglie o va a visitarli, e io me ne sto tranquillo a casa a leggere, sorseggiare tè verde e godermi lo spettacolare finale del 6 nazioni di Rugby. Guardando la pioggia incessante fuori dalla mia finestra, cerco di ricordare l'ultima volta che l'ho vista: prima settimana di ottobre. Mi dico: "E' proprio finito l'inverno!"

Mercoledì mattina mi alzo e scosto le verdi tende con elaborati ricami dorati: una sottile patina bianca copre il balcone e fiocchi candidi cadono dal cielo. E' il Kazakhstan, bellezza.

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