30 anni di inettitudine



Non è ora di mettere la testa a posto?

Non è ora di smetterla di fare il bambino?

Non è ora di iniziare a risparmiare un po' di soldi e a trovare un lavoro vero?

Non potrai mica fare così tutta la vita...

Rifletto molto in queste giornate invernali, con il sole ad illuminare la neve e ad abbagliare gli occhi a mandorla. Raggiunti i 30 anni sono in molti a farmi queste domande e, implicitamente, a criticare ciò che faccio. Al primo impatto sembrano dubbi legittimi, perplessità legate alla distanza tra la vita che sto conducendo da qualche anno a questa parte e le vite "standard", quelle accettate da tutti come "normali" e "serie". Ma alla fine della fiera gran parte di essi si riducono ad un parametro ben preciso: i soldi. I soldi incarnano il successo lavorativo, la sicurezza, la possibilità di costruire una famiglia, di acquistare beni, di mettere un cuscino per una vecchiaia dignitosa.

Io mi chiedo perché siamo arrivati a questo punto: perché la felicità di qualcuno deve per forza essere legata ai soldi. Perché gran parte dell'arte, della filosofia, della letteratura, secoli di persone che hanno scavato il nostro animo se ne sono usciti con opere che elevano lo spirito, la conoscenza, la realizzazione dell'anima, la bellezza, l'amore. Perché tra i valori (e non solo negli illuministi, religiosi che professano la "povertà" inclusi) più importanti dell'uomo dopo secoli ci sono la dignità, la libertà, l'amicizia, eppure la ricerca e l'apprezzamento di questi occupa una parte minima delle nostre giornate e influenza in maniera insignificante le nostre azioni a confronto del denaro? Un'attività che ho fatto spesso in classe è questa: data una lista di 10 "cose" (famiglia, amici, vacanze, soldi, lavoro, salute, ecc...) fate una graduatoria secondo quanto queste sono importanti per voi. Ai primi 3 posti figurano, quasi sempre, in ordine sparso, amore, famiglia e amici. Agli ultimi, quasi sempre, automobile, gadget tecnologici, soldi. Benissimo. Ora fate un calcolo di quanto tempo dedicate in 16 ore giornaliere (24-8 di sonno) a queste cose. La disparità è, nella maggior parte dei casi, fonte di un iniziale sconforto, al quale molti rispondono con: "si, ma i soldi mi servono innanzitutto per mantenere la mia famiglia, per potermi divertire con gli amici, per poter godere della vita con il mio/la mia partner". Secondo questo principio però, la gran parte del mondo attuale, e una percentuale ancora più grande in passato, ha vissuto meno intensamente o proficuamente di noi amicizie e affetti, poiché possedeva meno beni materiali o denaro per accaparrarseli.

Siamo "schiavi" del consumo e del risparmio a seconda dei casi. Che le nostre scelte sono indirizzate dalla nostra paura della mancanza di soldi nel futuro o che la felicità venga dall'acquisto di beni nel presente, la sostanza non cambia: sono i soldi che ci muovono. E le persone che lo riconoscono sono poche. Molte credono infatti che sia obbligatorio fare così, che sia indispensabile avere un'automobile, una televisione, un cellulare per vivere e non l'aria che respiriamo, il cibo di cui ci nutriamo e le relazioni che intrecciamo. Con questo post non voglio sostenere l'ascetismo monetario di Suelo o Boyle, ma solo l'idea che ci sono molti modi di vivere la propria vita, e indirizzare le proprie decisioni con il denaro come prima discriminante è solo una di queste. Il fatto che la stragrande maggioranza delle persone sulla terra seguano questa via non la rende l'unica via ne quella più giusta.

E, a costo di sembrare arrogante, le mie risposte alle domande iniziali sono:

(se mettere la testa a posto vuol dire seguire la via del denaro e di una vita che la maggior parte delle persone giudica "normale") NO

(se smettere di fare il bambino significa seguire la via della sicurezza e smettere di seguir virtute e canoscenza) NO

(se per lavoro vero si intende uno che metta al primo posto il guadagno e solo dopo la mia realizzazione e il mio piacere) NO

E per finire, un grande, sincero, forte: SI


(la foto del post è stata scattata da un battello sul fiume Sangkae (Cambodia) nel gennaio 2011.

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